Ucraina: l’arte della guerra verso una nuova forma
Premessa
Il 17 gennaio scorso il Ministro della Difesa russo Sergey Shoigu ha annunciato che avrebbe implementato le direttive del presidente russo Vladimir Putin per realizzare, tra il 2023 e 2026, una riforma su larga scala dell’esercito, in preparazione del protrarsi della guerra in Ucraina e come risposta alle mutate condizioni geopolitiche ai suoi confini.
Gli obiettivi finali sarebbero stati quelli di espandere le sue capacità e ricostruirne rapidamente una forza in grado di condurre guerre convenzionali. Per raggiungere questi scopi, Putin ha ordinato anche di incrementare il numero del personale militare, passando dall’attuale milione e 350 mila al milione e mezzo. Nello stesso periodo il Ministero della Difesa ha dichiarato che avrebbe lavorato ad un non specificato «cambiamento su larga scala» nella composizione, nel coordinamento e nelle divisioni amministrative delle forze armate russe.
Negli ultimi 30 anni le dottrine militari e le strutture russe operative sono state sottoposte ad ampie e articolate revisioni. Questa ulteriore riforma generale dell’esercito russo segue quella attuata tra il 2008 e il 2012 che fu adottata per riadeguare la vecchia struttura dell’Armata Rossa alle nuove necessità geostrategiche del mondo post-bipolare.
La bomba atomica e l’impossibilità della guerra
Dopo le due grandi ecatombi mondiali e la successiva disponibilità negli arsenali militari delle grandi potenze dell’arma atomica, il pensiero sulla guerra avvertì il suo limite ed emerse la necessita di ripensare le modalità di gestione dell’inimicizia radicale. Lo sviluppo dell’arma nucleare segnò un salto di qualità nella riflessione teorica e nella possibile pratica della guerra.
di Dario D’Italia
Taglio basso
«Marx si è sbagliato perché aveva ragione» parola di Alexandre Kojève
Capitalismo, conflitto e società aperta
Nota a margine di una conferenza tenuta a Dusseldorf nel ’57 dal titolo: ‘Il colonialismo in una prospettiva europea’
di Dario D’Italia
Per definire la nuova forma economica che si stava manifestando nel mondo nel XIX secolo, fu coniata la parola Capitalismo. Marx, il più acuto osservatore della potenza della nuova forma del sistema economico e della capacità di assoggettare alle sue leggi le forme sociali e l’intero spazio planetario, definì il capitalismo come un sistema economico basato su tre caratteristiche principali…
La Zattera
La politica, o della doppiezza, nel tempo del provvisorio
di Dario D’Italia
Note a margine di una lettura di “Un ribelle in cerca di libertà. Profilo di Palmiro Togliatti” di Luciano Canfora, edizioni Sellerio, e “Dialogo sulla Modernità, lettere tra Karl Lowith e Leo Strauss”, edizioni Donzelli.
Canfora, nel proemio di quello splendido schizzo del profilo di Palmiro Togliatti titolato ‘Un ribelle in cerca di libertà’ inizia con un elogio della “doppiezza” sottolineando, però, che non vuole occuparsi «della banale e troppo a lungo enfatizzata ambiguità strategica a riguardo dell’eventuale ricorso – come ‘carta di riserva’ o come ‘alternativa’ – alla ‘via rivoluzionaria’ », mai scomparsa del tutto, secondo alcuni critici, della prospettiva togliattiana, nonostante contro tale ‘doppiezza’ Togliatti abbia costantemente polemizzato nel ventennio in cui si dispiegò la sua azione politica in Italia. E aggiunge: «Intendendo invece per ‘doppiezza’ il non avere Togliatti mai dismesso l’orizzonte o per meglio dire la prospettiva socialista, nonostante la straordinaria capacità di aderire alle concrete contingenze dell’hic et nunc politico-parlamentare: una capacità che suscitò, in altri non meno severi critrici ( anch’essi numerosi), l’dea che egli a tale proposito avesse da tempo rinunciato».
I viandanti
Pietre d’Inciampo
Il ritorno dei grandi spazi
La Terra tra la teologia-politica dell’Anima, la Geoeconomia e il Welfare della Guerra
Le miliziane e i miliziani curdi in difesa di Kobane fanno riemergere fossili antropologici che risplendono nell’aurea del martirio forze telluriche che contrastano l’orrore dell’annientamento perpetrato dalle milizie del Califfato del Levante, orda teologico-politica contemporaneamente pre e post moderna. Figure di combattenti primordiali, tenacemente sopravvissuti sia allo spaesante avvento delle modernizzanti statuazioni post coloniali, ammantate di neutralizzanti nazionalismi, sia al nientificante avvento delle moderne ondate della globalizzazione.