Non è la bandiera bianca la via della pace

Dopo 10 anni della lunga guerra Russo Ucraina 

Siamo allo spirare del secondo anno della Grande offensiva lanciata dalla Russia contro l’Ucraina il 24 febbraio 2022, su un fronte di oltre 1.500 Km, di una guerra avviata alla fine di febbraio nel 2014. La guerra più lunga dei tempi moderni, della quale ancora non si intravvede un prevedibile esito. 

L’Ucraina sta difendendo se stessa da un’aggressione militare che dura da 10 anni. La Russia ha violato i suoi impegni di rispettare la sovranità dell’Ucraina e la sua integrità territoriale dal 20 febbraio del 2014, quando soldati russi senza mostrine identificative (in cosiddetti “piccoli uomini verdi” che per la legge internazionale sono considerati combattenti illegali) furono dispiegati in Crimea. Questa aggressione mascherata seguì i mesi di proteste in Ucraina contro il presidente filo russo Viktor Yanukovych per il suo rifiuto di sottoscrivere l’accordo di associazione con l’Unione Europea che il Parlamento aveva invece approvato. Il Movimento Euromaidan – in italiano Piazza Europa – culminò con la Rivoluzione della Dignità dell’Ucraina, quando il Parlamento votò la deposizione di Yanukovych. 

Il Presidente Russo Vladimir Putin additò la decisione del Parlamento come un colpo di stato e lanciò una campagna di guerra ibrida con l’obiettivo di ristabilire il controllo russo su tutta l’Ucraina. Nel 2014 gli interventi militari della Russia in Crimea e nel Donbass, ancorché mascherati da “quinte colonne”, secondo la dottrina della guerra ibrida, furono condotti in totale violazione dei numerosi impegni internazionali sottoscritti dalla stessa Russia di rispettare la sovranità e l’integrità dell’Ucraina, incluso il riconoscimento Russo dell’Ucraina come Stato indipendente sottoscritto nel 1991 a Minsk1 e il Memorandum di Budapest del 19942. Il grande obiettivo strategico russo di riprendere il controllo sull’Ucraina non è mutato nel corso del decennio. Il vero obiettivo della Russia in Ucraina, come manifestato fin dall’inizio con l’occupazione della Crimea e di parte delle province orientali del Donbass e Donetsk, è quello della distruzione della sovranità Ucraina, l’annessione territoriale e il ristabilimento di un governo pro-russo, sottomesso alla direzione di Mosca, sul resto del Paese. La Russia, infatti, nei territori occupati iniziò immediatamente a smantellare ed eradicare l’identità Ucraina, a consolidare la sua presenza etnica e militare nella penisola e a integrare forzatamente la Crimea nella Federazione Russa. Negli otto anni che sono intercorsi tra la l’inizio della guerra ibrida, con la presa della Crimea, le azioni armate separatiste nelle province orientali, e l’invasione militare totale iniziata il 24 febbraio del 2022, ipocritamente velata dalla denominazione di “operazione militare speciale”, la Russia aveva lavorato con sagacia per nascondere il suo vero obiettivo, riguadagnare il controllo sull’Ucraina. In quegli anni il Cremlino ha usato con successo la disinformazione per offuscare gli obiettivi della Russia in Ucraina con molti leader occidentali. Putin aveva registrato il modo in cui l’Occidente aveva risposto all’iniziale occupazione del Paese ed era convinto di aver appreso un’importante lezione: l’Occidente non avrebbe messo a repentaglio la propria opulenza per tutelare gli interessi dell’Ucraina. Così in quegli anni il Cremlino imbastì un’operazione di informazione per mascherare il suo vero intento ed ebbe successo nel convincere molti leader occidentali che la Russia aveva obiettivi limitati in Ucraina. La campagna di disinformazione fu orientata anche verso l’Ucraina per promuovere una narrazione dell’azione russa orientata a prevenire l’espansione della Nato. Ma il Movimento Euromaidan e la Rivoluzione della Dignità non si erano sviluppati per l’adesione alla Nato bensì per il desiderio di associarsi all’Unione Europea. Oggi, nell’undicesimo anno della guerra russo-ucraina, il contesto globale è profondamente cambiato con la potente escalation del disordine internazionale anche in altre parti del mondo. Nel Medio Oriente con la guerra Israele Hamas e le azioni terroristiche, sostenute dall’Iran, di destabilizzazione dell’intera regione e la minaccia ad una delle principali rotte commerciali, nel Sahel, dove operano le forze islamiste e le milizie mercenarie della Wagner ormai sotto il comando di  Putin e nell’Indo Pacifico, dove si sconta una crescente aggressività delle spinte egemoniche della Cina nel Mar Cinese meridionale e verso Taiwan, mentre nel Global South si manifesta in una crescente diffidenza verso l’Occidente e i suoi sistemi democratici. In questo contesto l’Asse delle Autocrazie – Russia, Iran, Corea del Nord e Cina- e i suoi sostenitori appaiono sempre più determinati nel rafforzare i loro legami per una lotta globale contro l’Occidente. La narrazione sempre più ossessiva sull’«identità russa» degli ucraini, l’aggressività della Nato, la minaccia neo imperialista dell’Occidente serve a Putin per cementare il consenso interno, ma anche per rafforzare il legame con l’Asse e per sostenere le carenze della propria Industria militare di base e il suo bisogno dei droni dall’Iran e delle munizioni per l’artiglieria dalla Corea del Nord, con il benevolo assenso della Cina. Su questi profili della dimensione ideologica sempre più autoritaria e bellicista che sta connotando il regime imposto da Putin si gioca purtroppo il principale fattore di rischio per l’evoluzione del conflitto in Ucraina. Ed è appunto da questa prospettiva che è necessario partire per un’analisi sui possibili scenari che potranno configurarsi in questo terzo anno di guerra. In questo contesto, il sostegno all’Ucraina rimane perciò una priorità per i paesi occidentali che dovranno rafforzare la deterrenza mentre «sorpresa» e «resilienza» rimangono i canoni su cui l’Ucraina potrà ancora fermare la Russia e contrattaccare riprendendo capacità di manovra. 

Lo stato della  «minaccia militare» 

Lo stallo e la guerra di posizione che hanno caratterizzato gli ultimi mesi del conflitto sono il frutto combinato di scelte strategiche e di materiali disponibili. Dopo l’invasione su larga scala della primavera del 2022, la controffensiva dell’esercito ucraino, grazie alle forniture belliche occidentali, fece importanti progressi e vide il suo punto di culminazione con l’arrivo dell’inverno. La controffensiva doveva tenere in conto delle direttrici e anche del tipo e della quantità di materiale bellico fornito dai paesi occidentali, oltre che delle scelte strategiche. I sistemi d’arma e gli approvvigionamenti furono condizionati dalle disponibilità degli arsenali, ma soprattutto dalla valutazione sul tipo di armi da trasferire sul teatro ucraino. Nei primi mesi la discussione si concentrò sulle armi difensive e sulle armi offensive. La discussione assunse tra i suoi parametri una presunta linea rossa, identificata con la minaccia nucleare, che non doveva essere superata. Furono considerate al di sotto della linea rossa tutti i sistemi d’arma che non portavano una minaccia diretta in profondità sul territorio russo. I sistemi di artiglieria di corto e medio raggio e i sistemi di difesa aerea e missilistica furono sufficienti per respingere le colonne russe d’occupazione a contenere e contrastare il dominio dei cieli dell’aviazione ed intercettare le salve di missili, particolarmente efficace si dimostrarono i sistemi antinave, che sventarono da subito il pericolo della presa di Odessa dal mare. Il tipo di materiale fu funzionale alla controffensiva di manovra che, con l’incedere dell’inverno, si bloccò. Fu chiaro in quei mesi invernali che le truppe russe avevano bisogno di una pausa che il comandante russo Surovikin sfruttò con grande acume, dispiegando le truppe ad est del Dnepr a difesa della Crimea e dei territori del sud occupati. Durante la pausa invernale e il ritardo della nuova controffensiva ucraina, dovuta anche alla snervante discussione sui sistemi d’arma da trasferire – dai carri, ai sistemi missilistici e all’aviazione -, non si approfondì adeguatamente la questione sul fatto che la nuova controffensiva non sarebbe stata la continuazione della precedente con le sue azioni di manovra. Si sarebbe trattato di superare difese statiche preparate nei lunghi mesi tra l’inverno del 2022 e la primavera del 2023. Bisognava far i conti con campi minati di profondità che superano i 10 chilometri, con la riorganizzazione del fuoco di batteria russa garantita dall’approvvigionamento di proiettili nordcoreani e con l’uso massiccio dei droni forniti dall’Iran, i cui sciami sono in grado di saturare i sistemi di difesa aerea. A questo si aggiungono le nuove capacità della guerra elettromagnetica di trincea, la capacità russa di sacrificare le truppe, soprattutto quelle composte da ergastolani liberati, da mercenari della Wagner e da miliziani assoldati nelle province occupate, oltre che dalle truppe islamico-cecene di Kadyrov. La mancanza di una superiorità aerea e di sistemi di artiglieria e missilistici, in grado di colpire in profondità, e il munizionamento necessario per impedire contrattacchi, portarono rapidamente ad una situazione di stallo: la guerra d’attrito. L’unico teatro nel quale gli Ucraini hanno marcato la loro superiorità è stato quello marittimo, dove sono riusciti a scongiurare un possibile sbarco sulle spiagge di Odessa, hanno affondato e danneggiato importanti asset navali e hanno costretto la Flotta Russa ad abbandonare Sebastopoli per rifugiarsi in porti più sicuri ad est. Grazie ad un sistema missilistico e una nuova generazione di droni marittimi,sono riusciti a mettere sotto scacco la flotta e rendere sufficiente sicura la rotta commerciale del grano. 

Oggi lo “stallo” può evolvere negativamente se l’Occidente non trasferisse ancora munizioni, armi, carri armati, aerei, droni e altre tecnologie. Queste sono necessarie per resistere all’imponente pressione della Russia, che potrebbe anche sferrare una manovra offensiva su larga scala o comunque di lunga durata. Certamente la perdita di Avdiivka e la continua seppur lenta progressione russa evidenziano che l’Ucraina sta vivendo una fase critica, ma è prematuro valutare i vantaggi strategici conseguiti dalla Russia che, dopo essere stata logorata nella spinta offensiva, potrebbe essere anche fermata sulla nuova linea del fronte dove l’Ucraina potrebbe essersi nel frattempo attestata. L’elemento di novità che sta distinguendo questa fase della guerra è rappresentata dalla ripresa di una certa superiorità aerea russa che, legata alla penuria di munizionamento ucraino, può diventare un elemento chiave di vantaggio russo per un’offensiva più ampia. 

Nei territori occupati sono acquartierati circa 420 mila soldati russi ed è improbabile che Putin possa promuovere un’ulteriore mobilitazione durante la campagna elettorale, oltre agli arruolamenti forzati delle regioni periferiche povere. A fronte di questi contingenti, i reclutamenti ucraini potrebbero consentire anche la formazione di riserve per le rotazioni al fronte. Secondo molti analisti, nel corso degli ultimi due anni della guerra, circa 500 mila uomini di entrambi gli eserciti sarebbero stati feriti o uccisi in azione: la Russia avrebbe subito le perdite più pesanti, con 120 mila morti e tra i 170 e i 180 mila feriti, rispetto ai 70 mila morti e i circa 120 mila feriti dell’Ucraina. Il controllo militare russo oggi è su circa il 17% dell’Ucraina, ovvero oltre 100 mila km². E tuttavia va ricordato che i russi in un anno hanno perso il 10% dei territori occupati dal marzo 2022 e hanno subito perdite di oltre il 20% del tonnellaggio della flotta del Mar Nero colpita dai droni ucraini, tanto da doversi ritirare dalle acque della Crimea. Mentre sul fronte degli innumerevoli attacchi dal cielo, lo scudo ucraino ha di molto contenuto la potente minaccia russa di missili e droni. 

La via russa: dallo stallo alla battaglia in profondità3

Secondo ISW4, i comandi ucraini sostengono che le forze russe stanno cercando di ripristinare manovre di battaglia secondo la teoria sovietica della battaglia di profondità, ma stanno incontrando difficoltà a causa delle capacità ucraine. Per uscire dallo stallo della guerra d’attrito i russi stanno cercando di implementare la vecchia teoria sovietica per cercare di rompere rapidamente le difese ucraine, ma non sono riusciti a raggiungere gli effetti operativi della nuova modalità di condurre le operazioni. 

La teoria della battaglia in profondità è un prodotto dell’arte operativa sovietica, sviluppata negli anni ‘20 e ‘30 del secolo scorso, per impegnare il nemico su molti fronti e in profondità ad un livello tattico e operativo attaccando le risorse nemiche a tutti i livelli con l’artiglieria, aerei e attacchi alle spalle coordinati con gli attacchi frontali per penetrare nelle linee difensive del nemico. Questa teoria include anche piani sequenziati per operazioni successive che devono prevenire la difesa dal ristabilire posizioni difensive efficaci a seguito della penetrazione e del suo sfruttamento. I principi operativi chiave della teoria sono ancora validi nella guerra moderna, e l’esercito russo potrebbe restaurare la manovra sul campo e superare le difese ucraine se potesse pianificare ed eseguire con successo il coordinamento tra le varie componenti. ISW fa notare che le forze russe attualmente hanno limitate capacità, specificatamente nella conduzione del fuoco delle controbatterie nel colpire obiettivi a profondità operativa, nel nascondere concentrazioni di forze dal nemico e nel combattere con la parità tecnologica ucraina. Gli ucraini, per adesso, stanno impedendo alle forze russe di ottenere il livello operativo necessario per rompere le linee ucraine e condurre operazioni di battaglia in profondità. Sembra che allo stato attuale il comando militare russo non sia ancora riuscito ad implementare le innovazioni tecnologiche nei piani operativi, incluse la posa di mine da remoto, operazioni di droni su larga scala, comando e controllo e le comunicazioni con le moderne tecnologie. Le capacità ucraine che hanno impedito alle forze russe di riprendere battaglie di manovra dipendono largamente dagli approvvigionamenti e dell’assistenza Occidentale per i sistemi chiave, molti dei quali solo gli Usa possono fornire nella scala necessaria. Le forze ucraine attualmente hanno il vantaggio nelle tecnologie delle contro batterie e nella capacità di attacchi a medio e lungo raggio. Le forniture occidentali dei sistemi a medio e lungo raggio hanno consentito alle forze ucraine di raggiungere significativi impatti nella liberazione della costa est della provincia di Kerson e di degradare severamente la flotta russa del Mar Nero. Ma le forze ucraine non saranno in grado di mantenere questi vantaggi senza l’ulteriore assistenza degli Usa e dei suoi partner nel breve e medio termine.  

Il Presidente Putin e altri ufficiali superiori hanno propagandato la loro convinzione di essere più duraturi rispetto alla determinazione occidentale di assistere l’Ucraina. Secondo Mashovets5, il comando militare russo sta imparando e attualmente dimostra maggiore flessibilità operativa. Ha aumentato le capacità di fuoco con le immissioni di nuove batterie di artiglieria, rafforzato le capacità di intelligence, usa meglio la disinformazione per diffondere notizie false sui movimenti delle truppe e ha frammentato i movimenti delle sue grandi formazioni. Inoltre, le forze russe stanno attivamente sviluppando le proprie tecnologie per contrastare le capacità ucraine, inclusi sistemi di guerra elettronica, droni marini, sistemi di combattimento e di controllo. L’Ucraina perderà il suo attuale vantaggio se gli Stati occidentali, in particolare gli Stati Uniti, cesseranno di assisterla e prima che la base industriale per la Difesa diventi ampiamente autosufficiente. Se gli Usa adesso tagliassero gli aiuti militari, le forze russe potrebbero riguadagnare le necessarie capacità di battaglia per restaurare le manovre che porrebbe la Russia in una migliore posizione militare nel medio e lungo termine. 

Bloomberg6, che ha riportato valutazioni di ufficiali ucraini sullo stato dell’avanzata russa lungo la linea del fronte, ritiene che questa manovra potrebbe raggiungere un momento culminante nell’estate del 2024, se gli alleati non incrementano la loro fornitura di munizioni per l’artiglieria. Sempre secondo queste fonti, il comando russo starebbe valutando se continuare con il metodo dei graduali avanzamenti tattici o preparare un’ampia manovra di sfondamento da tentare nell’estate del 2024. La decisione finale dipenderebbe dal risultato delle attuali operazioni offensive.  

Il Presidente dell’Ucraina Zelensky ha affermato il 25 febbraio scorso che le forze russe si starebbero preparando per una nuova offensiva che inizierebbe tra la fine di maggio e l’estate 2024. Sicuramente le forze russe sono attualmente impegnate ad esplorare le opportunità offerte dalla cattura di Avdiivka e tentano di spingere, per quanto possibile, nell’area prima che le forze Ucraine stabiliscano una linea difensiva capace di tenere. Le forze russe possono calibrare le future operazioni offensive basandosi sul livello di successo che ottengono nell’attacco delle nuove linee difensive ad ovest e nordovest di Avdiivka e possono valutare lo stato delle difese ucraine lungo il fronte. I russi stanno anche conducendo operazioni offensive su altri assi lungo la linea Kupjansk-Svatove-Kremina, dove recentemente non hanno fatto significativi progressi. I relativi successi o fallimenti possono allo stesso modo influenzare il comando militare sulle mosse successive per una significativa avanzata.  

La possibilità che le forze russe possano attuare operazioni rilevanti è ancora largamente dipendente dal livello del supporto occidentale all’Ucraina. Come mostrato in questi due ultimi anni, le forze ucraine ben approvvigionate possono impedire che i russi effettuino anche marginali operazioni di avanzamento e anche contrattaccare con successo.

L’ISW7 ha anche riportato che l’Intelligence ucraina sostiene che il Presidente russo Vladimir Putin non abbia modificato il suo obiettivo originale di prendere le maggiori città ucraine come Kyiv e Odessa. Infatti Putin ha recentemente affermato che Odessa è una “città russa” e il suo Stato Maggiore ha applicato questa espressione alle città di Dnipro, Kharkiv, Mykolaiv e Kyiv. Il Cremlino ha ripreso la retorica espansionistica nei mesi recenti, che espressamente richiede l’occupazione e l’annessione di ulteriori territori ucraini, per consentire a Putin di introdurre nuovi obiettivi per conquiste in Ucraina quando le riterrà opportune. 

Lo sforzo bellico in Ucraina ha bisogno di essere sostenuto da un poderoso programma di potenziamento e riqualificazione della produzione bellica della Federazione Russa e le scelte delle priorità sui sistemi d’arma da produrre condizioneranno anche le scelte delle strategie, con le quali lo Stato Maggiore dovrà condurre la guerra. Allo stato attuale l’asse più solido costruito tra Mosca e Teheran sembra orientato a incrementare la produzione di droni. Entro il 2025 un nuovo sito produttivo in Iran dovrebbe produrre fino a 6.000 droni all’anno. In cambio a Teheran è stato promesso l’equivalente in attrezzature militari russe, aerei da combattimento, elicotteri e sistemi di difesa da inserire nello scenario mediorientale. Anche secondo l’International Institute for Strategic Studies8, la Federazione Russa ha aumentato le spese militari del 60% rispetto allo scorso anno, impegnando il 7,5% del Pil, un terzo del suo bilancio complessivo. Anche se gli analisti continuano a sottolineare le criticità del comparto produttivo militare, come l’endemica corruzione e l’inefficienza.

La capacità di risposta dell’Ucraina è fortemente condizionata dall’incerto sostegno di un’Unione Europea, che potrebbe dividersi sugli aiuti a Kiev, e di quello più serio degli Stati Uniti, che potrebbero vedere il ritorno di un presidente, Trump, meno determinato nella difesa dell’Ucraina. Su quest’ultimo, per inciso, si può anche sperare che lo spirito identitario e conservatore dei repubblicani lo induca a riconsiderare la concreta minaccia che rappresenterebbe, anche per gli americani, un’Ucraina sconfitta e un’Europa a rischio.

Per l’Ucraina, dunque, non mancano i progetti di rafforzamento grazie alla disponibilità data dallo sblocco dei 50 miliardi di euro dell’Unione Europea e dallo stanziamento di circa 3 miliardi di dollari concessi con uno storico “accordo per la sicurezza” sottoscritto dal Regno Unito, seguito ora da altri accordi con Francia e Germania. Kiev spera anche che nell’Unione Europea si anticipi la consegna promessa di carri armati e artiglierie missilistiche di ultima generazione, come anche degli attesi aerei F-16 (certamente 42 dai Paesi Bassi e 19 dalla Danimarca) che insieme ai droni potrebbero rappresentare l’elemento di svolta per bloccare gli sforzi offensivi russi e rilanciare i contrattacchi ucraini. 

In questo senso, interessanti sono il progetto ventilato dal Vice Primo ministro Mykhailo Fedorov su una nuova tecnologia di difesa: il «mantello dell’invisibilità», pensato per confondere le telecamere termiche russe e i droni che ne sono equipaggiati, offrendo così un’ulteriore protezione ai soldati ucraini.

La via ucraina della «Difesa attiva»

Con l’annuncio dato da Zelensky, lo Stato Maggiore ucraino sembra orientato su una nuova scelta strategica: la «Difesa attiva». Si può discutere che nella dottrina militare, sia sotto il profilo strategico, sia sotto il profilo tattico, la nozione di «difesa» non è mai intesa in senso passivo e prevede sempre un aspetto o una fase proattiva per riguadagnare terreno o spazi di manovra. Con il termine di «difesa attiva» Zelensky sembrerebbe però non volersi sbilanciare rinunciando al progetto rimasto incompiuto della «controffensiva».

Il primo obiettivo è, dunque, rallentare ogni ulteriore progressione del nemico e quindi l’attuale fase difensiva ucraina prevede una sorta di «linea Zelensky», in risposta alla «linea Surovikin» realizzata dai russi a protezione del sud occupato e della Crimea, durante la fase di ripiegamento dell’autunno e inverno 2022. Si tratterebbe di un sistema di fortificazioni su più linee e barriere, scandite da campi minati estesi in profondità e fronti di denti di drago e altri ostacoli per carri armati e mezzi meccanizzati, supportati dalla potenza di fuoco dell’artiglieria missilistica e dallo scudo di aerei e di droni. La cui efficacia va testata sotto la spinta russa, viste le critiche sulle capacità di tenuta della linea, dopo la ritirata da Avdiivka, comparse anche sulla stampa. Il cambio della leadership militare voluto da Zelenskij dovrebbe rilanciare gli elemento di vantaggio degli ucraini: la capacità di compiere operazioni speciali audaci, di essere innovativi e spregiudicati nelle tattiche d’inganno come accaduto all’inizio del conflitto con i colpi mirati capaci di decapitare le strutture di comando, oppure nel condurre manovre diversive a sud per riconquistare Kherson. Oltre agli attacchi imprevedibili alla flotta, al ponte di Kerch in Crimea e quelli in profondità nella stessa Russia. Il cambio di strategia impone, però, che nella panoplia degli aiuti gli occidentali superino l’incomprensibile divisione tra sistemi d’arma difensivi e offensivi e consentano agli Ucraini di disporre dei sistemi d’arma necessari per riprendere l’iniziativa di manovra per liberare il paese. Per cercare di contrastare la possibile adozione della strategia della «Battaglia in profondità» da parte dei russi e cercare una via d’uscita dall’attuale forma della Guerra di posizione, è necessario rispondere alle domande poste dal documento9 dell’ex Capo di Stato Maggiore Ucraino Valereii Zalunzhyi: come guadagnare la superiorità aerea; come superare le barriere di mine in profondità; come incrementare l’efficacia delle contro batterie; come garantire l’addestramento delle riserve per le rotazioni al fronte; come rafforzare le capacità di guerra elettronica. 

Riprendere la superiorità nel dominio del cielo è attualmente un’operazione più complicata che nel passato. Oggi richiede l’uso in massa e simultaneo di esche economiche, come i simulatori aerei senza equipaggio combinati con droni d’attacco in formazione da combattimento, in modo da saturare il sistema di difesa aerea del nemico; la capacità di attirare il nemico su falsi obiettivi; di rendere tracciabili le posizioni degli elementi del sistema di difesa aerea del nemico; la disponibilità di droni cacciatori per colpire i droni nemici e di trappole per eliminare le minacce portate dai droni kamikaze sulle truppe e sui materiali. E ha bisogno anche di disturbatori con emissioni d’onda per ridurre l’efficacia delle bombe plananti, dei sistemi per l’accecamento delle immagini termiche per ridurre le capacità offensive degli aerei con equipaggio e di aumentare l’uso di droni esca. Le truppe ucraine hanno inoltre necessità di disporre di asset di guerra elettronica da trincea per contrastare nemici e incrementare la protezione delle truppe e della logistica.

L’artiglieria, per le sue crescenti capacità di movimento e incremento della precisione, è diventata nelle sue varie versioni uno dei sistemi d’arma centrali nella guerra. La sua efficacia dipende dalla capacità di costruire campi di GPS locali per migliorare l’efficacia delle munizioni di precisione guidate. Va migliorato il coordinamento per la condivisione dei compiti nella gestione del fuoco della contro batterie, in combinazione con le misure di disorientamento del nemico e incrementate le capacità di riconoscimento dei sistemi di artiglieria.

Per condurre le nuove forme della guerra, gli ucraini devono introdurre, nel processo di comando e controllo, il sistema di “consapevolezza situazionale” e lo scambio dei dati. Sono molteplici gli skill che devono essere raggiunti. Tra questi, i principali sono quelli di incrementare le capacità di monitorare le attività elettroniche del nemico nelle aree di combattimento attraverso l’uso e l’implementazione di sistemi forniti dai nostri partner e migliorare l’accesso ai dati di monitoraggio degli spazi aerei, marittimi, dello spazio e dei sistemi di intelligence. Inoltre vanno migliorate le capacità di condurre operazioni di guerra elettronica con i droni durante le operazioni di assalto con armi combinate e l’organizzazione e la condotta della “contro guerra elettronica” per rilevare, riconoscere, isolare e sconfiggere le fonti di radiazioni del nemico. Anche la “guerra elettronica di trincea” necessita di un ulteriore aggiornamento con il miglioramento e lo sviluppo di nuovi sistemi. 

La rottura in profondità dei campi minati richiede operazioni combinate di intelligence, di riconoscimento e di sgombro e, soprattutto, di protezione dal fuoco nemico durante le attività di sminamento che richiede l’uso dell’acqua, gas e liquidi esplosivi e ammasso di munizioni di artiglieria per operazioni di pulizia.

Per sostenere le operazioni al fronte è necessario aumentare e migliorare, attraverso la rotazione, l’efficienza delle truppe impegnate con il nemico.

Inoltre, bisogna estendere l’uso delle moderne tecnologie dell’informazione che possono assicurare la formazione di un unico ambiente informativo e l’effettivo coordinamento delle attività delle truppe. Questo permetterà di anticipare il nemico in materia di consapevolezza situazionale e nella rapidità delle decisioni.

Il supporto logistico

La guerra in corso sta sempre più assumendo il profilo di “guerra dei materiali”10, nella quale la risorsa strategica finale è l’Industria Militare di Base. Cambiare la fase statica della guerra d’attrito, per tornare alle operazioni contro offensive e difensive, richiede un ingente quantitativo di risorse: umane, materiali e finanziarie. L’attuale conduzione della guerra ha bisogno della costituzione di riserve, di stock di missili e munizioni, dell’incremento delle flotte aeree con o senza equipaggio e dei sistemi d’artiglieria. Il sostegno occidentale all’Ucraina, con l’invio di armi e munizioni, è stato essenziale nella gestione degli ultimi due anni di guerra.

Anche se le Forze Armate ucraine sono state fornite con molti materiali e assistenza logistica dalle nazioni partner, comunque, dato l’incremento dell’intensità della media giornaliera del consumo di missili e munizioni, non è possibile accumulare questi fondi nei volumi richiesti. Le nazioni partner e i paesi membri della Nato hanno attualmente incrementato drasticamente le capacità di produzione di armi e proiettili, ma questo processo è abbastanza lungo e prenderà almeno un anno per dispiegare la produzione su larga scala. Per continuare l’efficace distruzione delle testate nemiche e delle catene di forniture militari, le Forze Armate dell’Ucraina hanno bisogno di disporre di missili con un range incrementato. A questo proposito anche un’analisi della Carnegie Endowment ha sottolineato la necessità di «riconsiderare le limitazioni politiche poste agli attacchi a lungo raggio contro obiettivi militari all’interno della Russia vera e propria». Politico.eu riporta alcune notizie che riguarderebbero i propositi di Mosca di sviluppare una pericolosa «arma anti satellite nello spazio» che potrebbe interdire le attività dei satelliti occidentali. A Bruxelles intanto si è tornato a parlare della minaccia ai Paesi Baltici e di una deterrenza nucleare europea, guardando con interesse alle potenzialità offerte da quella francese. In ogni caso, «sorpresa» e «resilienza» rimangono i canoni su cui l’Ucraina potrà ancora fermare la Russia, pur senza superare la linea rossa della «minaccia esistenziale» per una potenza che nella sua dottrina prevede il ricorso all’arma nucleare. Anche per questi aspetti rimarrà fondamentale che l’Ucraina continui ad avere al suo fianco l’Occidente per assicurare la deterrenza necessaria, considerando peraltro che questa può essere utile anche per rafforzare una diplomazia più efficace per la fine del conflitto. 

La guerra ibrida nel dominio dell’Intelligence e della Comunicazione

Secondo un rapporto reso noto dal Royal United Service Institute (Rusi)11 l’Intelligence militare russa ha imparato dai suoi fallimenti degli anni recenti e rinnovato la sua attività contro gli Stati Nato. Attualmente sta intensificando il reclutamento e l’addestramento e sta potenziando l’apparato di supporto per una migliore infiltrazione nei paesi europei. Ha preso la direzione dell’ex Gruppo Wagner per attuare partnership aggressive con i paesi africani, nella fascia del Sahel, dove cerca di soppiantare le collaborazioni con l’Occidente. Contemporaneamente si muove per espandere in modo significativo l’influenza russa tra le popolazioni cecene e musulmane dell’Europa e del Medio Oriente, per indirizzarle contro gli interessi occidentali usando il capo della Repubblica Cecena Ramzan Kadyrov. Sempre secondo l’Istituto inglese, il GRU ha costituito un nuovo “Servizio per Attività Speciali” per incrementare le operazioni di sicurezza e raccolta dati e ha iniziato a reclutare individui senza esperienza militare per rendere più difficile la loro identificazione. Il vice capo dell’Amministrazione Presidenziale, Sergei Kiriyenko, è posto a capo del “Comitato speciale” creato per condurre operazioni d’informazione contro l’Occidente. Un aggiornamento sulla consistenza del piano è stato diffuso dal Washington Post che ha pubblicato presunti documenti del Cremlino che delineano campagne di disinformazione su larga scala contro i Paesi occidentali ideate dal nuovo servizio.

Anche il Centro ucraino per la lotta alla disinformazione sostiene che i servizi speciali russi abbiano incrementato significativamente le loro operazioni in Europa e in Ucraina come parte di un’ampia campagna di disinformazione, con l’obiettivo di demoralizzare l’esercito ucraino. La Polizia di sicurezza Estone, per esempio, ha rilevato un forte incremento di  attività dei servizi speciali russi nel proprio Paese, tra il dicembre del 2023 e febbraio 2024. Queste attività di propagazione di informazioni sono orientate nel medio termine a sabotare l’assistenza militare occidentale all’Ucraina e ricostituire le capacità di intelligence in supporto agli obiettivi di lungo termine contro gli Stati Nato.

Sempre sul fronte della comunicazione e della costruzione di una narrazione coerente con gli obiettivi russi, Putin e il suo Ministro della Difesa Sergei Shoigu, in questi giorni, si sono auto complimentati per la presa di Avdiivka. Shoigu ha aggiornato Putin sul l’ampio sforzo bellico in corso in Ucraina. Il Presidente e il suo ministro della guerra hanno amplificato il significato dell’avanzata con l’obiettivo di seminare risentimento e fomentare dissenso contro i comandanti ucraini per un presunto caotico ritiro da Avdiivka. Shoigu ha usato l’incontro e le successive interviste con Kremlin newswire della TASS per presentare i cinque mesi della lenta offensiva russa per prendere Avdiivka come uno stupefacente successo con perdite minime. Anche se le stime più attendibili delle perdite russe nella battaglia sono tra le 16 mila e le 47mila. Questa presentazione sopra le righe è anche servita per sottolineare che le forze russe avevano conquistato il dominio del cielo nell’ultima fase della battaglia, con circa 450 attacchi aerei al giorno. Secondo una valutazione dell’ISW le forze russe hanno stabilito probabilmente una temporanea, limitata e localizzata superiorità aerea durante le ultime fasi della battaglia, mentre Shoigu ha tentato di presentare questo periodo limitato come una persistente capacità russa. I tentativi di Putin e Shoigu di stabilire che la presa di Avdiivka rappresenta una grande vittoria hanno probabilmente lo scopo di dipingere lo sforzo bellico russo in Ucraina come sempre più vittorioso e dipingere Putin come un competente presidente in tempo di guerra e aiutare ad assicurare la sua plebiscitaria riconferma a marzo. Ma la campagna del Cremlino di amplificazione del successo russo, serve anche a generare frustrazione e panico nello spazio dell’informazione ucraina e indebolire il morale. Ad esempio il New York Times (Nyt) ha riportato che il ritiro ucraino da Avdiivka può aver lasciato centinaia di soldati Ucraine dispersi. In un servizio del 20 febbraio12, ha scritto citando due soldati ucraini, che tra gli 850 e i mille soldati “sembra siano stati catturati o siano dispersi” a seguito del ritiro ucraino, mentre un non specificato alto ufficiale occidentale avrebbe sostenuto che il range di tali apparenti perdite ucraine “sembrerebbero accurato”. Sempre la stessa testata ha riportato che alcuni ufficiali occidentali anonimi hanno sostenuto che le forze ucraine avrebbero fallito nel condurre un ordinata ritirata, con il risultato di un apparente “significativo numero di soldati catturati”. Mentre l’ISW13 dichiara di non aver osservato evidenze visive da fonti satellitari di perdite massicce di personale ucraino o di catture russe di prigionieri in massa e non ci sono tracce di queste notizie nello spazio dell’informazione russa, che abitualmente le diffonde e le enfatizza quando le ha. La mancanza di riscontri open-source non dimostra ovviamente che il rapporto del Nyt sia falso. Il “Kyiv Independent” ha riportato il 20 febbraio che alcune forze ucraine hanno condotto una ritirata disordinata da Zenit, un punto forte a sud di Avdiivka e hanno registrato forti perdite. Sempre secondo l’ISW  questa posizione ucraina è stata la sola posizione tatticamente accerchiata nel corso della ritirata.

Shoigu ha illustrato durante il suo briefing con Putin che le forze russe hanno pulito Kryky, mentre il Presidente russo avrebbe riferito una versione differente, sostenendo che il comandante delle Forze Aviotrasportate e del raggruppamento di Forze “Dnepr”, Colonnello Generale Mikhail Teplinsky, gli avrebbe detto che una manciata di soldati ucraini sarebbero ancora nell’insediamento. Shoigu ha respinto le affermazioni di Teplinsky e dichiarato che l’operazione Russa per eliminare la testa di ponte è stata completata con successo e assegnato medaglie alle forze che si sarebbero distinte nell’operazione. Anche qui, secondo l’ISW non ci sarebbero evidenze visive dell’avanzata russa. Nelle stesse ore, il portavoce del Comando Operativo del Sud dell’Ucraina, Colonnello Nataliya Humenyuk, ha invece affermato che le forze ucraine continuano ad espandere gradualmente la testa di ponte nell’area. Blogger russi hanno riportato che regolari combattimenti posizionali continuano vicino a Kryky e non hanno notano successi russi nell’area. Il Cremlino ha verosimilmente rivendicato prematuramente la presa di Kryky per rafforzare sulla stampa un’immagine vincente in vista delle elezioni presidenziali di marzo 2014, anche se il Cremlino è probabilmente cosciente che sta stabilendo aspettative che l’esercito russo potrebbe non riuscire a corrispondere. Fino ad ora il Cremlino aveva evitato di riconoscere il blocco a livello di iniziativa di teatro in Ucraina, preoccupato per le effettive capacità di avanzare. Adesso, Shoigu ha annunciato formalmente la fine della controffensiva ucraina per evidenziare pubblicamente che la Russia ha l’iniziativa. 

La volontà del Cremlino di indirizzare retoricamente tempo ed iniziative alle operazioni in Ucraina può essere dovuta anche a una maggiore sicurezza sulle prospettive russe e quindi utile per sostenere la narrativa sulla guerra come approccio presidenziale alle elezioni. In questi giorni, il Cremlino sta cercando sempre più di amplificare le notizie sulle battaglie vittoriose in Ucraina. Infatti, il comandante degli Akhmat Spetsnaz ceceni, Apty Alaudinov, ha sostenuto che si aspetta che le forze russe avranno il completo successo nell’Operazione militare speciale di Putin per il settembre del 2024. Una previsione estremamente non plausibile.

La narrazione di Putin

Il Presidente russo ha usato il suo rapporto, presentato all’Assemblea federale il 29 febbraio scorso, per rassicurare l’opinione pubblica sul fatto che il suo prossimo mandato come presidente sarà contraddistinto dai successi militari in Ucraina, ma non a scapito della stagnazione e della diminuzione del benessere economico e sociale. Ha affermato che le capacità di combattere sono cresciute molto e le forze russe “tengono fermamente l’iniziativa, sicure di avanzare in numerose aree operative” e catturare “molti territori”. La descrizione delle capacità offensive russe in Ucraina è notevolmente più assertiva rispetto a quella fatta nel dicembre 2023, quando si limitò a riferire che le forze russe erano “in una fase attiva delle operazioni”. La decisione di Putin di sottolineare pubblicamente il suo maggiore affidamento nell’offensiva, deriva probabilmente dalla recente presa di Avdiivka e dal prolungato dibattito Usa, che ritarda gli aiuti militari all’Ucraina. Nel 2024, la Russia ha incrementato le spese militari a livelli record, ma Putin ha sottolineato il suo piano economico e sociale per far fronte alle persistenti preoccupazioni popolari ed evitare che queste siano collegate alle spese per la guerra in Ucraina. Nella sua narrazione ha indicato nell’Occidente la fonte che genera le preoccupazioni economiche della società russa. Occidente che, ancora una volta, sta cercando di attirare la Russia in una corsa al riarmo, come fece con successo con l’Unione Sovietica negli anni ottanta del secolo scorso, per portare al collasso l’economia. Sottolineando che, questa volta, il governo russo sta prendendo le misure sia per sviluppare l’industria militare di base, sia per incrementare la spesa economica e sociale. Questa strategia comunicativa serve per dimostrare all’opinione pubblica che oggi la Russia ha in campo le misure necessarie per evitare che lo straordinario gonfiamento della spesa militare, che ricorda l’Unione Sovietica prima del crollo, porti a quel disastroso esito. Il Portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha affermato che il discorso di Putin all’Assemblea Federale è stato largamente tratto dal suo programma elettorale. 

Putin ha ancora fatto ricorso ad una stanca retorica sui negoziati e il colpo di sciabola nucleare, probabilmente per catturare l’attenzione Occidentale e promuovere la sua operazione di informazione. Ha ritirato la finta disponibilità al dialogo con gli Usa sulle questioni della “stabilità strategica” e ha continuato ad accusare gli Stati Uniti per la responsabilità del mancato negoziato. Sottolineando che se gli Stati Uniti vogliono discutere di importanti questioni della sicurezza, è necessario considerare gli interessi nazionali della Russia. Gli interessi nazionali russi, secondo sua la narrazione, sono, nel breve periodo, la completa capitolazione dell’Ucraina, con una parte del territorio da annettere alla Federazione Russa e una parte da organizzare sotto un protettorato russo, e strategicamente la disarticolazione e lo smantellamento della Nato.

Come base per un possibile negoziato, Putin ha rimarcato che l’arsenale russo possiede armi che possono colpire le nazioni occidentali e continuato ad accusare l’Occidente per l’escalation che può innescare un possibile conflitto nucleare che minaccia la civiltà. Questo argomento retorico di Putin e degli alti ufficiali è la base per una comunicazione costruita per instillare paura nelle opinioni pubbliche occidentali e indebolire il supporto all’Ucraina. In realtà, il Cremlino non è impegnato in una significativa escalation in Ucraina in risposta alla fornitura di nuovi sistemi occidentali e l’uso nucleare della Russia è altamente improbabile. 

Sul versante interno, Putin ha enfatizzato l’obiettivo del Cremlino per il 2024 come l’anno della Famiglia per affrontare l’attuale crisi demografica. Ha sottolineato che il principale scopo della famiglia è avere bambini e che la crisi demografica è in corso da decenni e quindi chiamato, nel suo discorso, tutti i livelli del governo, della società civile e i leader religiosi a contribuire allo sforzo sociale, economico, culturale ed educativo per promuovere il tasso di nascite. Il focus del Cremlino sul 2024 come “anno della famiglia” è anche un tentativo di fornire una base ideologica alle politiche volte ad incrementare il tasso di natalità con l’appello ai valori “tradizionali russi”. La crisi demografica, sottolineata così drammaticamente nell’indirizzo all’Assemblea federale, è certamente acuita dall’attuale andamento della guerra con le sue enormi perdite umane. 

Nelle comunicazioni è rimasta inevasa la richiesta, di adesione alla Federazione russa, del Congresso dei Deputati pro russi della Transnistria, provincia separatista della Moldavia. Questa mancanza di risposta può significare che il Cremlino abbia lasciato aperti diversi possibili corsi d’azione per un secondo momento. Il Congresso dei deputati della Transnistria ha adottato diverse motivazioni che forniscono al Cremlino giustificazioni per un’ampia gamma di possibili azioni contro la Moldavia che il Cremlino può scegliere di perseguire nel breve o lungo termine. 

Responsabilità e compiti dell’Occidente

La capacità russa di condurre una significativa offensiva dipende principalmente dal livello di supporto dell’Occidente all’Ucraina. Ben rifornite le forze ucraine hanno bloccato l’offensiva del 2022, causando importanti perdite umane e materiali alle forze occupanti e lanciato un’importante controffensiva. Attualmente le forze ucraine stanno negando ai russi l’abilità di ripristinare manovre per condurre significative avanzate. Ma le capacità di tenere il fronte e di contrattaccare fanno affidamento su sistemi d’arma e  rifornimenti dell’Occidente e in particolare degli Usa. L’Ucraina ha bisogno, oggi, di armi che le consentano di colpire obiettivi in profondità per danneggiare la logistica russa e per contrastare le operazioni aeree. Anche se l’Ucraina sta tentando di espandere rapidamente la sua industria militare di base per aumentare la produzione domestica e sta sviluppando innovazioni tecnologiche e adattamenti che mirano a compensare i vantaggi russi in truppe e materiali, la sua attuale produzione bellica non è ancora sufficiente per sostenere lo scontro. Il tempo per aumentare la produzione potrebbe essere usato dai russi per migliorare le capacità di condurre significative operazioni offensive come quelle che attualmente stanno conducendo per raggiungere la linea del fiume Oskil. I ritardi nell’assistenza Occidentale hanno costretto le forze ucraine ad usare quasi tutte le riserve e stanno generando incertezza nella pianificazione delle operazioni e vulnerabilità che le forze russe stanno sfruttando sul campo di battaglia. La capacità ucraina di difendersi nel lungo periodo, fa affidamento sulla possibilità di negare alle forze russe la conquista di posizioni strategiche, ma anche di preparare operazioni di controffensiva per liberare le aree vitali. Riprendere e tenere l’iniziativa sull’intero teatro e liberare i territori è il solo percorso sostenibile dell’Ucraina per l’apertura di possibili negoziati. L’Ucraina quindi ha bisogno dell’assistenza militare che consenta di prevenire che l’offensiva russa in corso possa ottenere significative prese di posizioni, mentre prepara  operazioni per liberare ulteriori territori.

Far pagare alla Russia i costi della guerra: mettere le riserve russe congelate al servizio dell’Ucraina

L’opposizione repubblicana americana -succube di Trump- sta negando gli aiuti all’Ucraina, mentre politici occidentali sono a caccia di fonti alternative di risorse. Attualmente la discussione si è concentrata sugli asset – 260 miliardi di euro- appartenenti alla Russia che sono stati congelati due anni fa. La questione delle risorse russe congelate ha suscitato un dibattito attorno a temi pratici e morali sulla possibilità di usare queste somme per finanziare la difesa dell’Ucraina. IL tema è stato sollevato autorevolmente, il  27 febbraio scorso, da Janet Yellen, il segretario del tesoro americano, che ha chiesto lo sblocco di questi asset. Ma la maggior parte di questo portafoglio è in Belgio e nell’Unione Europea si è aperta una discussione sull’opportunità e la legalità di usarli.  Fare qualcosa con questa moneta è ragionevole, ma come farlo conta molto.

Le sanzioni sono state istituite con l’avvertenza che se l’aggressore, oggi la Russia, cambia il suo comportamento, può riavere i suoi soldi indietro. Le riparazioni di guerra sono un istituto negoziale stabilito con lo stato sconfitto dopo che le ostilità sono cessate, non imposte ed applicate mentre le pallottole volano. Prendere i soldi potrebbe rafforzare la visione, già comune nel sud globale, che l’Occidente sviluppato si uniformi alla legge internazionale solo quando essa si adatta ad esso. E, se per caso oggi, contro l’illegale invasione russa, si rispondesse con un’azione anch’essa illegale, questa sarebbe vista come una sfacciata ipocrisia. Certo, l’Ucraina ha sofferto una manifesta ingiustizia. La necessità di risorse per finanziare la difesa è urgente e le economie occidentali, se non vogliono intaccare i loro welfare, hanno pochi margini. Gli esperti sono quindi impegnati per trovare meccanismi con i quali gli asset russi possono essere utilizzati legalmente. Il piano che prevede il trasferimento delle richieste di riparazioni dall’Ucraina ai Paesi occidentali, garantito dagli asset russi, è irto di rischi legali e politici rispetto ai dettami del libero mercato.Ma secondo The Economist14 c’è una via più semplice. Circa 190 miliardi di euro di asset congelati sono stati affidati a Euroclear15 come custode. Il ritorno degli investimenti e il rimborso del capitale di questi asset si stanno accumulando come saldo in contanti, che attualmente ammonta a circa 132 miliardi di euro, che la banca Euroclear può investire con profitto. La questione che la Russia non ha diritto su questi ritorni è relativamente senza controversie, non ultimo perché abitualmente Euroclear non paga gli interessi sul contante tenuto. Questo finanziamento gratuito sta procurando a Euroclear profitti straordinari. L’Unione Europea ha già ordinato alla società di scorporarli e non distribuirli agli azionisti. In questo contesto, il 28 febbraio scorso Ursula von der Leyen, il Presidente della Commissione Europea, ha detto che è tempo di discutere su come prendere i soldi e spedirli all’Ucraina. Euroclear ha guadagnato 4,4 miliardi di euro dagli asset nel 2023, già questo garantirebbe un flusso continuo di fondi. Ma l’Unione Europea potrebbe fare meglio. Per esempio, investendo i 132 miliardi nel debito tedesco a cinque anni si avrebbe un rendimento di circa 3,2 miliardi di euro all’anno. Abbastanza da servire un debito congiunto europeo per 114 miliardi. Le cifre potrebbero crescere ulteriormente mentre il portafoglio della Russia si trasforma in contanti. Questo ampio ammontare servirebbe per pagare subito le munizioni e darebbe il segnale alla Russia che l’Ucraina ha la postura economica per sostenere la guerra. Finché la Russia non propone una pace a condizioni soddisfacenti, l’Ue non dovrebbe spendere un centesimo della sua moneta al servizio di questo debito. Anche questa strada contempla dei rischi, ma in queste circostanze il dividendo della pace otterrebbe una forte spinta. Più importante è che l’Ucraina potrebbe avere le necessarie risorse di cui adesso ha disperatamente bisogno, senza mettere in discussione i principi per cui sta combattendo.

  1. La Comunità degli Stati Indipendenti o CSI nasce l’8 dicembre 1991 con la firma dell’Accordo di Minsk da parte della Repubblica di Belarus, della Federazione Russa e dell’Ucraina. L’accordo sancisce la fine dell’Unione Sovietica come soggetto di diritto internazionale e la fondazione della Comunità degli Stati Indipendenti quale luogo istituzionale di raccordo per l’avvio di un nuovo sistema di relazioni tra le repubbliche ex sovietiche.
  2.  https://www.osce.org/files/f/documents/e/e/39557.pdf
  3. La battaglia in profondità in URSS sin dalla fine degli anni venti. Il maresciallo Michail Nikolaevič Tuchačevskij incoraggiato dal ministro Michail Vasil’evič Frunze) teorizzò un nuovo modo di fare la guerra, basato sulla manovra di profondità,il termine sovietico fu appunto “operazioni in profondità”, basata su attacchi a tenaglia di masse corazzate e meccanizzate, appoggiate da artiglieria molto mobile, squadre d’assalto di fanteria anche sulle estreme retrovie per isolare il campo di battaglia e dal lancio di truppe paracadutiste. Lo scopo delle operazioni era raggiungere le profondità e le retrovie nemiche, intrappolando in grandi sacche l’esercito al fronte, ed era stato teorizzato in base ai risultati ottenuti durante la guerra con la Polonia e la guerra civile, immaginati però con l’uso di massicce formazioni di carri armati veloci, accompagnati a più lenti ma potenti carri armati “di artiglieria”, nella speranza che questi modelli si potessero unificare. Il risultato di questa elaborazione  fu il continuo progresso nelle costruzioni di carri armati, aerei e aerei di appoggio tattico sovietico per tutti gli anni trenta, fino alla costruzione del T-34, forse il miglior mezzo dei primi anni quaranta. Questo processo dottrinale e tecnologico si interruppe in buona parte a causa delle durissime purghe staliniane, che in pratica eliminarono fisicamente, dal 1937, tutti i fautori di queste teorie, insieme al grosso degli ufficiali sovietici, specie gli specialisti in carri armati. Il modello sovietico era difforme per certi aspetti da quello che poi fu realizzato dalla Germania, per esempio il coordinamento via radio aveva un’importanza molto minore, ma era più innovativi nell’uso di fanteria aviotrasportata alle spalle del fronte per chiudere le vie di ritirata al nemico e occupare i campi d’aviazione avanzati; uguale o maggiore risultava l’enfasi nell’evitare lo scontro con le prime linee nemiche e nel concentrare lo sforzo, non appena infiltrata o sfondata la prima linea, nella conquista dei comandi, dei depositi, delle linee di comunicazione nemiche per circondarlo e privarlo di capacità operativa.
  4. https://www.understandingwar.org/
  5. Roman Mashovets vice capo dell’Ufficio di Presidenza di Zelenskij
  6. https://www.fanpage.it/story/crisi-russia-ucraina-cosa-succede-ultime-news/
  7. https://www.understandingwar.org/backgrounder/ukraine-conflict-updates
  8. https://www.iiss.org/online-analysis/online-analysis/2024/02/ukraine-the-balance-of-resources-and-the-balance-of-resolve/
  9. infographics.economist.com:Modern Positional Warfare And How To Win In It
  10.  Ernst Junger: Nelle tempeste d’acciaio, Guanda, 1990.
  11. https://www.rusi.org/news-and-comment/rusi-reflects/rusi-reflects-two-years-russias-invasion-ukraine
  12. https://www.nytimes.com/issue/todayspaper/2023/02/20/todays-new-york-times
  13. https://www.understandingwar.org/
  14. The Economist, March 2nd 2024
  15. Società di servizi finanziari Belga, fondata nel 1968 come costola J.P

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